UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei

Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. (Esodo 20, 1.17)
14 Dicembre 2015

Cari Amici!
Con la comune riflessione ebraica e cristiana sulla Decima Parola arriviamo a conclusione di questo tratto di cammino fatto insieme, che negli ultimi dieci anni ci ha portato a meditare sulle Dieci Parole di Esodo 20 e Deuteronomio. Nel ringraziare di cuore tutti coloro che in questi anni si sono resi disponibili ad offrirci spunti di riflessione, siamo altresì consapevoli che si conclude semplicemente un tratto di strada, una tappa, ma che il cammino in sé ci offre ancora molte possibilità di incontro, di scambio, di crescita comune: possibilità che ci sentiamo di dover cogliere e valorizzare come meglio possibile. Nella traduzione italiana di Esodo 20,17, testo sul quale vogliamo riflettere in questa XX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, l’Altissimo pronuncia queste parole: «Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Questo testo ci insegna a purificare i nostri desideri, ad orientarli al disegno di Dio. In questa luce dunque ci sentiamo di affermare che, mossi da un desiderio condiviso e da una sincera speranza di interpretare rettamente in questo nostro agire gli insegnamenti dell'Eterno, riteniamo necessario ribadire con convinzione alle nostre comunità e a tutti gli uomini ricchi di sensibilità e di sapienza, la necessità di proseguire il cammino di dialogo che vent’anni fa abbiamo voluto iniziare. Attraverso le nostre fedi riconosciamo anzitutto tutto il bene che c’è nel mondo, ed insieme viviamo con angoscia gli eventi del presente, che sono carichi di sofferenza e di inquietanti prospettive per il futuro, assistiamo sgomenti a gesti orrendi che profanano il Nome dell'Eterno, perpetrati con l'ignobile pretesa di adempiere alla Sua volontà, cogliamo con preoccupazione i segni sempre più frequenti di un'umanità smarrita, delusa da tante false idolatrie che hanno condotto i loro seguaci in percorsi colmi di rovine e senza futuro, percepiamo la fatica degli uomini a concepire progetti per il futuro, a custodire responsabilmente i beni del creato per le generazioni che verranno, poiché quando viene a mancare nell'uomo la ricerca dell'Eterno, si smarrisce anche il valore del tempo che valica i confini della nostra vita; in questa prospettiva, mentre rinnoviamo la nostra fedeltà ai principi e ai precetti che, con distinte peculiarità, caratterizzano le nostre fedi, sentiamo l'urgente necessità di ribadire la fiducia che, proprio dal fecondo dialogo da noi intrapreso, dalla ricerca di valori morali e spirituali condivisi nei quali operare in sintonia, possa scaturire una positiva testimonianza di fede, una fede suscettibile di restituire speranza e di rivolgere nuovamente i cuori di molti verso l'Eterno proprio perché ispira messaggi di vita e di pace, una fede capace di arricchirci nell'anima e di guidarci nelle scelte per il nostro autentico bene, gradite al Signore. È chiaro, ogni cammino può conoscere delle tappe di maggiore slancio, unite forse anche a qualche momento di fatica: ma ogni cammino fatto insieme è indispensabile per la reciproca conoscenza, per il rispetto e la stima, e più ancora per far crescere veri sentimenti di amore dell’uno verso l’altro, nella consapevolezza di quanto grandi siano l’incoraggiamento e la consolazione che ci vengono dall’amore reciproco. Questo percorso ci appare come una concreta realizzazione di quel «fraterno dialogo» di cui parlava Nostra Aetate (n.4), sul dialogo con i non cristiani approvata nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che è stata per entrambe le parti una pietra miliare nell'apertura di una nuova epoca, avendo auspicato un dialogo tra fratelli, tra popoli e singoli che desiderano crescere nella consapevolezza e nella consolazione di questa fraternità: una fraternità per troppo tempo nascosta e disumanamente ostacolata, una fraternità che non abbiamo ancora finito di riscoprire, una fraternità che però si manifesta sempre più nella sua indispensabile e provvidenziale attualità.
Voglia l’Eterno sostenere i nostri sforzi, donarci la Sapienza necessaria per individuare i passi futuri di questo cammino comune, e benedire ogni tratto di strada che riusciremo a compiere insieme.

+ Bruno Forte,
Arcivescovo di Chieti-Vasto
Presidente della Commissione Episcopale 
per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Rav Giuseppe Momigliano,
Presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia