UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Veritas in caritate n. 9/12 (2016)

Costruire la pace. La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi
2 Febbraio 2017

Costruire la pace
«La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura. Questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali “la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita”. Lo ribadisco con forza: “Nessuna religione è terrorista”. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: “Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!”»: queste parole fanno parte del Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2017; questa Giornata è giunta alla sua 50° edizione, dal momento che venne istituita da papa Paolo VI, all’indomani della conclusione del Vaticano II per recepire una delle istanze, più dibattute negli anni in concilio, cioè la necessità di trovare nuove forme e nuove occasioni per manifestare quanto la Chiesa Cattolica avesse a cuore la costruzione della pace in terra. Questa istanza, che aveva dato origine alla redazione di alcuni circoscritti passaggi nei documenti promulgati, aveva suscitato un ampio dibattitto che aveva assunto una dimensione ecumenica poiché proprio sul tema della condanna della guerra e della costruzione della pace i cristiani si erano impegnati fin dai primi passi del movimento ecumenico contemporaneo. Anche per questo la Giornata è diventata uno dei momenti priviliegiati di un cammino ecumenico che vede i cristiani in prima fila nella costruzione della pace in tanti luoghi dove, talvolta nel silenzio dei mass-media internazionali, la guerra toglie gioia al presente e speranza al futuro. Proprio sul tema della pace si è soffermato il pastore Olav Fyske Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, nella intervista che ha concesso a «L’Osservatore Romano», lanciando la proposta di riunire i cristiani a Gerusalemme, a Pentecoste, per pregare insieme per la pace a Gerusalemme e nel modo; in Una rasssegna stampa sull’ecumenismo si può leggere questa lunga intervista, nella quale il pastore Tveit ha espresso anche il suo personale apprezzamento per quanto papa Francesco sta facendo per il movimento ecumenico, con uno stile che invia a camminare insieme andando oltre i risultati, i tanti risultati, già raggiunti per superare le divisioni tra ciristiani.
Nel mese di dicembre, tra i tanti incontri ecumenici in Italia, particolarmente importanza ha assunto la visita del patriarca ecumenico Bartolomeo in Puglia che si è articolato in una serie di momenti che hanno mostrato quanto significativa sia stato e sia l’impegno del Patriarca per l’ulteriore approfondimento della comunione tra i cristiani e per la promozione del dialogo tra uomini e donne di buona volontà; a questa visita si è deciso di dare uno spazio particolare pubblicando l’omelia del Patriarca durante il suo incontro al Seminario regionale di Molfetta, una nota della Radio Vaticana e un articolo del padre domenicano Santo Pagnotta sulla tappa barese di questa visita. Sempre del patriarca Bartolomeo si può leggere anche un intervento, pubblicato da «L’Osservatore Romano», sull’esortazione Amoris Laetitia, nella Documentazione Ecumenica, dove accanto alla lettera di presentazione del Sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e la presentazione di don Cristiano Bettega al sussidio per la Giornata di dialogo ebraico-cattolico, si trova anche una riflessione del padre francescano Ibrahim Faltas sulla pace a partire dalla condivisione delle sofferenze, alla luce della visita di una delegazione ecumenica e interreligiosa della Terra Santa alla Chiesa di Egitto, pochi giorni dopo l’attentato alla Cattedrale Copta. Sempre nella Documentazione Ecumenica si è riprodotto il Messaggio per Natale del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, che da anni promuove una riflessione per sottolineare quanto il Natale deve essere vissuto in una prospettiva ecumenica per la condivisione dei valori evangelici: piace ricordare che quest’anno il Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano ha deciso di pubblicare un calendario ecumenico, cioè un calendario nel quale, oltre a indicare le feste comuni a tutti i cristiani e delle singole tradizioni, vengono presentate le tante comunità cristiane presenti a Milano, in una forma sintetica, per favorire una sempre migliore conoscenza dei doni della molteplicità delle confessioni cristiane.
Il 18 dicembre mons. Alberto Ablondi avrebbe compiuto 92 anni: il ricordo delle sue parole e dei suoi gesti per vivere la dimensione della comunione nella quotidianità della testimonianza della gioia dell’incontro con Cristo rimane vivo in tanti di coloro che lo hanno conosciuto; nelle Memorie storiche si può leggere un breve testo di mons. Ablondi scritto per i giovani per esortarli a cercare, a conoscere, a vivere il dialogo quale elemento fondamentale della fede in Cristo.
Questo numero di «Veritas in caritate», nel quale si possono leggere i programmi di alcune diocesi per la Giornata del dialogo ebraico-cattolico e della Settimana di preghiera per l’unità de cristiani del 2017 e l’annuncio di un convegno internazionale, Ri-leggere la Riforma. Riletture teologiche, storiche, giuridiche, artistiche e letterarie della Riforma del XVI secolo (Firenze, 20-22 febbraio 2017), promosso dal progetto di ricerca storico-religiosa Eredità della Riforma. Leggere e rileggere la Riforma a 500 anni dal suo inizio, è stato chiuso il 24 dicembre alla vigilia della notte nella quale i cristiani sono chiamati a fare memoria «dell’unico dono che è il suo Figlio fatto uomo e nato della Vergine Maria», come ci ricorda papa Francesco.
Riccardo Burigana

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