UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Veritas in caritate – Supplemento

« Il Comandamento, per la sua dimensione non soltanto pratica ma spirituale può essere di luce e guida sia per ebrei e cristiani che per tutte le persone di buona volontà»: con queste parole mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana, e il rabbino Elia Richetti, rabbino capo di Venezia, presidente dell’Assemblea de rabbini d’Italia, concludono la presentazione del sussidio, che viene offerto a cristiani e ebrei in Italia in occasione della giornata per l’approfondimento e per il dialogo tra cattolici e ebrei.
11 Febbraio 2011
«Onora tuo padre e tua madre»
Iniziative per la giornata dell’ebraismo in Italia
RICCARDO BURIGANA
«L’Osservartore Romano» 17/01/2011
 
« Il Comandamento, per la sua dimensione non soltanto pratica ma spirituale può essere di luce e guida sia per ebrei e cristiani che per tutte le persone di buona volontà»: con queste parole mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana, e il rabbino Elia Richetti, rabbino capo di Venezia, presidente dell’Assemblea de rabbini d’Italia, concludono la presentazione del sussidio, che viene offerto a cristiani e ebrei in Italia in occasione della giornata per l’approfondimento e per il dialogo tra cattolici e ebrei. Quest’anno prosegue la riflessione sulle Dieci Parole che, iniziata ormai da qualche anno, vuole indicare un percorso di riflessione a partire dalle Sacre Scritture nella consapevolezza che esse rappresentino un punto di riferimento irrinunciabile per il dialogo tra cristiani e ebrei e per una comune azione nel mondo per l’annuncio e, talvolta, per la difesa di quei valori che, radicati nel testo biblico, sono stati poi declinati in modo, solo talvolta diverso, da cristiani e ebrei nella storia. Questa dimensione diventa particolarmente attuale per quanto riguarda la quinta parola, quarta per la tradizione cattolica e luterana, del Decalogo  dal momento che essa testimonia la ricchezza del confronto tra le tradizioni cristiane e ebraiche a partire da una comune lettura della Bibbia. Infatti, come scrivono mons. Bianchi e il rabbino Richetti,  «lo specifico di come meglio adempiere tale comandamento è molto cambiato nel corso dei secoli e dei millenni, ma esso rimane di straordinaria attualità in una società in cui il numero degli anziani aumenta e l’attenzione a loro dedicata non sempre è adeguata. Il comandamento trova quindi ampli spazi di applicazione non soltanto all’interno di ogni famiglia in ogni fase della sua esistenza ma, anche, oltre i confini delle mura domestiche». Oltre che le indicazioni pratiche per la celebrazione della giornata il sussidio comprende anche un breve testo di John Sievers, a lungo direttore del Centro di Studi giudaici Cardinal Bea della Pontificia Università Gregoriana,  « che intende mostrare come la tradizione ebraica possa arricchire la riflessione cristiana sulla quinta parola, offrendo un prezioso contributo di sfaccettature e valori a chi ad essa si accosta». In Italia l’invito a celebrare la XXII giornata per l’approfondimento della conoscenza del popolo ebraico  si è tradotto in ricco e articolato calendario di incontri secondo una tradizione che si è venuta consolidando nel corso degli anni dopo l’istituzione di questa giornata, il 17 gennaio di ogni anno, da parte della Conferenza Episcopale Italiana, nel 1989. Nel consolidarsi di questa tradizione si è venuto affermando anche il carattere ecumenico della giornata, cioè la partecipazione sempre più ampia delle comunità cristiane locali che, in alcuni casi, sono esse stesse a promuovere insieme gli incontri con i quali riaffermare non solo un impegno ecumenico contro ogni forma di discriminazione, nella prospettiva di una necessaria purificazione della memoria, ma soprattutto l’importanza di un dialogo ecumenico che riconosce nelle Sacre Scritture una fonte privilegiata per il superamento dello scandalo della divisione. Si tratta di un aspetto fondamentale per lo sviluppo dell’ecumenismo, tanto più quando essa coinvolge anche quelle comunità cristiane, formatasi in Italia, in seguito ai flussi migratori di questi ultimi anni, che appartengono a tradizioni cristiane che devono ancora approfondire una riflessione storico-teologica sul rapporto con il popolo ebraico, anche alla luce di secoli di incomprensioni; da questo punto di vista la celebrazione del 17 gennaio costituisce un’occasione straordinaria per la  comprensione delle peculiarità del movimento ecumenico in Italia per coloro che si trovano a confrontarsi con un cristianesimo, nella quasi totalità animato dalla tradizione della Chiesa Cattolica, che si è fatta però interprete del rinnovamento teologico e pastorale in campo ecumenico, promosso dal Concilio Vaticano II e sostenuto da Paolo VI, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Le peculiarità del movimento ecumenico italiano, anche in relazione al rapporto con l’ebraismo, si colgono nel passare in rassegna le iniziative diocesane in occasione della giornata sull’ebraismo: infatti, seppure di gran lunga maggioritaria appaia la scelta di tenere un incontro pubblico  a commento della quinta parola del Decalogo non mancano altre iniziative che cercano di promuovere una conoscenza dell’ebraismo, a partire da un’esperienza diretta, come è il caso della diocesi di Cuneo-Fossano  che, insieme alla diocesi di Mondovì, fa precedere a un incontro pubblico sulla Quinta Parola la visita alla Sinagoga, o dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano che ha scelto, anche quest’anno, di invitare tutti i cristiani a una breve sosta di silenzio e di preghiera nella sezione ebraica del cimitero di Cosenza. Gli incontri pubblici possono essere anche a più voci, come nel caso dell’incontro di Roma, con il rabbino Riccardo Di Segni e di mons. Enrico Dal Covolo, con la presidenza di mons. Benedetto Tuzia,   ma nella maggioranza dei casi sono un’occasione per ascoltare e conoscere la tradizione ebraica attraverso la voce di un rabbino o di un esperto del mondo ebraico; talvolta questi incontri sono arricchiti dalla presenza del vescovo locale, come nel caso dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, della diocesi Modena-Nonatola e della diocesi di Trieste. In rari casi si ha lo spostamento dell’incontro in un periodo diverso: esso manifesta il desiderio di dedicare maggiore attenzione a questo momento, superando qualche problema organizzativo, per proseguire una riflessione sul mondo ebraico, che tenga anche conto delle indicazioni nazionali, senza dimenticare le peculiarità locali, come è il caso dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. Gli incontri pubblici costituiscono l’elemento predominante di questa giornata, poiché rispondono al desiderio di offrire  una riflessione sulle Sacre Scritture in una prospettiva che favorisca il dialogo ebraico-cristiano grazie a una sempre migliore conoscenza del testo biblico, anche alla luce di un cammino, ormai consolidato, come nel caso di Bologna, dove la riflessione ebraico-cristiana conta una lunga tradizione, con un coinvolgimento anche della società civile, e dell’arcidiocesi di Milano, impegnata da anni nella riflessione sulle origini del cristianesimo, come elemento prezioso per la comprensione della pluralità di tradizioni cristiane in una Chiesa. Le molte iniziative, promosse in occasione del 17 gennaio, indicano un costante e vivo interesse per il dialogo con il popolo ebraico da parte del movimento ecumenico in Italia, ma sarebbe riduttivo pensare che questo interesse si manifesti prevalentemente in questa giornata che pure costituisce una tappa fondamentale nella riscoperta del patrimonio delle tradizioni ebraiche; infatti il dialogo ebraico-cristiano è particolarmente significativo nel panorama dell’ecumenismo in Italia, come mostrano chiaramente le tante iniziative che arricchiscono il dialogo tra i cristiani, anche grazie a una partecipazione veramente ecumenica, ai tanti gruppi, tra i quali un posto privilegiato spetta alle amicizie ebraico-cristiane, che favoriscono la conoscenza delle vicende storico-teologiche dei rapporti tra ebrei e cristiani nella storia della salvezza, a partire dalla lettura del Decalogo, che è  «un comune messaggio etico di valore perenne per Israele, la Chiesa, i non credenti e l’intera umanità» come ha ricordato  Benedetto XVI in occasione  della sua visita alla sinagoga di Roma il 17 gennaio 2010.