UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Veritas in Caritate n. 1/2016

«Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio»: questo è il passo della I Lettera di Pietro che è stato scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2016.
18 Gennaio 2016

«Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio»: questo è il passo della I Lettera di Pietro che è stato scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2016.
Si tratta di un passo neotestamentario che pone, ancora una volta, in evidenza il fatto che «come cristiani siamo impegnati al servizio di Dio, nel portare a tutti il suo amore, che ci ha resi santi, non perché i cristiani sarebbero più virtuosi degli altri, ma santi nella Grazia di Dio. Malgrado, allora, il fatto che i cristiani appartengono a diverse tradizioni, la Parola di Dio, su cui pregano, studiano e riflettono è fondamentale in una comunione, per quanto incompleta», come si può leggere nella lettera, firmata da mons. Bruno Forte, dal pastore Massimo Aquilante e dal metropolita Gennadios Zervos, lettera che è stata riprodotta Documentazione Ecumenica. Questa lettera, con la quale si è voluto ricordare, ancora una volta, che la Settimana è di tutti i cristiani e chiede a tutti i cristiani un impegno concreto per costruire l’unità nella quotidianità, vuole presentare la traduzione italiana del Sussidio per la Settimana che quest’anno è stato preparato dai cristiani della Lettonia, dove si fa esperienza della vivacità dell’ecumenismo nel confronto tra tradizioni diverse che devono fare i conti con un
passato di martirio e un presente di sfide con la società contemporanea.
La redazione di questo Sussidio prosegue proseguendo così una tradizione ecumenica, che risale
alla conclusione del Vaticano II, con la quale si procede alla definizione di tema solo per la
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a partire dal una passo biblico e alla scelta di invitare i cristiani di un paese di preparare una riflessione con la quale condividere le gioie e le difficoltà del cammino ecumenico alla luce della propria esperienza locale. La Settimana di preghiera ha una storia più che centenaria, durante la quale non pochi e non piccoli sono state le modifiche introdotte nel contenuto e nella modalità di celebrazione, ma è indubbio che il concilio Vaticano II ha costituito un «balzo in avanti» nella definizione del valore e della natura della celebrazione della Settimana di preghiera che è diventata una delle tappe fondamentali nella conoscenza e nella comprensione della centralità della dimensione ecumenica della testimonianza della fede in Cristo.
In questo numero di «Veritas in caritate» ampio spazio è stato dato alle iniziative ecumeniche promosse nelle singole diocesi per la Settimana di preghiera; queste iniziative, che si possono leggere nella Agenda Ecumenica, manifestano la vitalità e le peculiarità del dialogo ecumenico in Italia, che vive una straordinaria stagione per la presenza di tante tradizioni cristiane e per un rinnovato impegno alla costruzione della comunione nella quotidianità, grazie anche alle parole e ai gesti di papa Francesco che nel 2015 ha visitato prima il Tempio Valdese di Torino e poi la Chiesa Luterana di Roma, solo per ricordare due tra i molti e significati atti ecumenici di papa Bergoglio. Nella redazione dell’Agenda Ecumenica, che per quanto provvisoria e soggetta a ulteriori integrazioni, mostra un quadro dettagliato e vasto, mi pare opportuno rivolgere un grazie particolare a tutti coloro che hanno voluto condividere, inviando programmi e rispondendo a qualche domanda, quanto è stato programmato a livello locale per vivere questa Settimana come un tempo speciale nel cammino ecumenico.
Dal 1990, in Italia, la Settimana di preghiera è preceduta, il 17 gennaio, dalla celebrazione
della Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, istituita dalla Conferenza Episcopale Italiana per «una maggiore conoscenza reciproca, il superamento dei pregiudizi, la riscoperta dei comuni valori biblici, iniziative comuni per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato», come scrisse mons. Alberto Ablondi, allora presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo. Da allora questa Giornata è diventata sempre più «ecumenica»: è stata pensata e celebrata con la partecipazione di un numero crescente di cristiani di diversa tradizione e ha contributo a riflettere su quanto sia importante per dialogo ecumenico radicarsi sul patrimonio biblico, spirituale e teologico del popolo ebraico. Quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana e l’Assemblea dei rabbini d’Italia indica la Decima Parola, «Non desiderare….» quale tema di questa Giornata, concludendo così un percorso di approfondimento delle Dieci Parole che ha profondamente conviolto il dialogo ebraico-cristiano in Italia in questi ultimi. Nella Agenda Ecumenica si possono trovare le notizie di incontri e
iniziative di questa Giornata, che viene vissuta in modo molto diverso da diocesi a diocesi, tanto più in un anno come questo nel quale si continua a fare memoria della dichiarazione Nostra aeate; nella Documentazione Ecumenica si può leggere la presentazione di mons. Bruno Forte e del rav. Giuseppe Momigliano al Sussidio per la Giornata, mentre nelle Memorie Storiche è stato ripubblicato un breve testo di mons. Clemente Riva, che è stato uno dei padri di questa Giornata.
Da questo numero è stato deciso di aprire una nuova «finestra»: Da Strasburgo… Riflessioni sul
dialogo tra religioni e culture per offrire un contributo alla lettura di quanto avviene nel mondo nella convinzione che debba essere promossa, innanzittutto, una conoscenza di fatti, luoghi e figure del dialogo. La redazione di questa «finestra» è stata affidata da Guido Bellatti Ceccoli, che vorrei ringraziare per aver accolto l’invito a intervenire «Da Strasburgo», dove è rappresentante della Repubblica di San Marino presso il Consiglio d’Europa e, da qualche giorno, Presidente del Gruppo dei Relatori sui diritti dell'uomo, sulla dimensione del dialogo tra culture e religioni, alla quale ha dedicato numerosi interventi e studi, mostrando competenza e sensibilità nel ricostruire il passato, nell’osservare il presente e nel pensare al futuro.
Questo numero è stato chiuso a poche ore dalla visita di papa Francesco alla Sinagoga di Roma:
la visita di papa Francesco segue quelle di papa Giovanni Paolo II (13 aprile 1986) e di Benedetto XVI (17 gennaio 2010), che hanno costituito, e costuiscono tuttora, dell tappe fondamentali nel dialogo tra la Chiesa Cattolica e il popolo ebraico; fin dai suoi primi passi papa Francesco ha mostrato di voler proseguire e approfondire questo dialogo nella convinzione che esso sia una fonte preziosa per la vita e per la missione della Chiesa.

Riccardo Burigana

Venezia, 16 gennaio

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