UFFICIO NAZIONALE PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Veritas in caritate Informazioni dall’Ecumenismo in Italia 11/11 (2018)

Un segno di speranza «In un mondo ferito dal conflitto, l’unità dei cristiani è un segno di speranza che deve irradiarsi in modo sempre più visibile. Tenendo presente ciò, l’assicuro anche, Santità, della mia preghiera perché Dio, fonte di riconciliazione e di pace, conceda a noi cristiani di essere “tutti concordi, compassionevoli, pieni di amor […]
15 Febbraio 2019

Un segno di speranza
«In un mondo ferito dal conflitto, l’unità dei cristiani è un segno di speranza che deve irradiarsi in modo sempre più visibile. Tenendo presente ciò, l’assicuro anche, Santità, della mia preghiera perché Dio, fonte di riconciliazione e di pace, conceda a noi cristiani di essere “tutti concordi, compassionevoli, pieni di amor fraterno” (1 Pt 3, 8). Siamo stati chiamati a questo da Dio “per avere in eredità la benedizione” (1 Pt 3, 9)»: questo è uno dei passaggi più significativi del messaggio di papa Francesco al Patriarca Bartolomeo in occasione della Festa di Sant’Andrea; il messaggio è stato consegnato al Patriarca dalla delegazione della Santa Sede presente al Fanar per la Festa così da rinnovare e proseguire la tradizione ecumenica della condivisione delle feste dei santi fondatori, Pietro e Paolo e Andrea. Con questo messaggio papa Francesco ha voluto proprio ricordare che questa tradizione è diventata «una gioiosa consuetudine ed esprime il legame profondo» che unisce Roma e Costantinopoli dopo che «secoli di reciproci fraintendimenti, differenze e silenzio» sembravano aver compromesso non solo il cammino verso l’unità ma anche solo la possibilità di iniziare un dialogo fraterno, che è nato, come sottolinea papa Francesco, grazie al Patriarca Atenagora e a Paolo VI, che, con i loro incontri, hanno consentito «di riscoprire quei vincoli di comunione che sono sempre esistiti tra noi». Alla luce del cammino degli ultimi cinquant’anni il cammino ecumenico tra Roma e Costantinopoli ha consentito di procedere nell’approfondimento della comunione, con il superamento delle questioni che per secoli hanno diviso i cristiani, e con l’identificazione di tutto ciò che, insieme, erano chiamati a fare per l’annuncio dell’evangelo e per la lotta contro ogni forma di violenza e di discriminazione. Per papa Francesco «la ricerca del ripristino della piena comunione è in primo luogo una risposta alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo» e grazie all’obbedienza a quanto il Signore ha chiesto i cristiani possono, insieme, dare una parola di speranza a tutti coloro che vivono nella sofferenza nella società contemporanea, dove c’è sempre più bisogno di una cultura della pace; in particolare il papa ricorda l’incontro dei capi delle Chiese cristiani per la pace nel Mediterraneo, a Bari, lo scorso 7 luglio, ringraziando il patriarca Bartolomeo per la presenza e per il suo impegno che testimoniano, ancora una volta, la comunione tra Roma e Costantinopoli.
Questo messaggio di papa Francesco si può leggere nella Documentazione ecumenica dove sono stati pubblicati anche una serie di discorsi di papa Francesco sul dialogo (Alla delegazione dell’Albania, Ai membri della Fondazione Maronita e autorità dal Libano, Ai membri della Fondazione Giorgio La Pira, Ai membri dell’Associazione “Missione Shahbaz Bhatti" e All’Associazione Rondine Cittadella-della Pace), nei quali emerge, con chiarezza, ancora una volta che i cristiani devono cercare forme di dialogo con tutti per costruire, insieme, per la pace, cercando nel passato testimoni cristiani di questa vocazione alla pace.
Al convegno ecumenico nazionale, Il tuo cuore custodisca i miei precetti (Prv 3,1). Un creato da custodire, da credenti responsabili, in risposta alla Parola di Dio, che si è svolto a Milano nei giorni 19-21 novembre, è stata dedicata una ampia cronaca nella Per una rassegna stampa per l’ecumenismo, dove si può leggere, tra l’altro, un articolo di Enzo Bianchi, pubblicato su «L’Osservatore Romano il 24 novembre scorso, sulla figura di Paolo VI, che appare sempre più centrale nel ripensare i passi del cammino ecumenico della Chiesa Cattolica a partire dal Concilio Vaticano II, del quale, tra poche settimane, il 25 gennaio 2019, saranno ricordati i 60 anni dalla sua indizione da parte di Giovanni XXIII.
Già in questo numero si possono leggere i programmi delle iniziative diocesane che animeranno la XXX Giornata per l’approfondimento della conoscenza del popolo ebraico (17 gennaio) e la Settimana di Preghiera per l’unità del 2019, dove i cristiani sono chiamati a riflettere sul cammino ecumenico a partire dal passo del Deuteronomio, «Cercate di essere veramente giusti» (16,18-20), scelto congiuntamente dal Gruppo di misto di lavoro della Chiesa Cattolica e del Consiglio Ecumenico delle Chiese, anche grazie al sussidio preparato dai cristiani dell’Indonesia; nei prossimi due numeri di «Veritas in caritate», uno alla vigilia del Natale, e l’altro il 15 gennaio, che si cercherà di dare conto delle ricchezze delle iniziative ecumeniche, grazie al concorso di tutti coloro che vorranno condividere quanto, a livello diocesano, ma non solo, viene organizzato per testimoniare quanto radicato sia l’impegno per la costruzione dell’unità visibile della Chiesa a partire da un rapporto, fondamentale, con la tradizione del popolo ebraico.
Anche questo numero si conclude con un testo del cardinale Silvano Piovanelli, l’omelia per la Settimana di preghiera del 1997; questo testo è tratto dal III volume degli scritti del cardinale Piovanelli, arcivescovo di Firenze, pubblicato nelle scorse settimane, con il quale è giunta a conclusione l’edizione, in tre volumi, di un’ampia raccolta, oltre 1200 pagine complessive, di testi del cardinale, promossa, nella convinzione, che, soprattutto in questi tempi dove sembrano dominare paure e conflittualità, le parole del cardinale Piovanelli possano offrire a riscoprire, giorno per giorno, la luce del Vangelo.
Riccardo Burigana

Venezia, 8 dicembre 2018

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