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Pentecostalismo Percorsi di conoscenza

La chiesa delle ADI (Assemblee di Dio in Italia) a Mottola (Taranto).

I pentecostali – Quadro storico-sociologico

Il pentecostalismo rappresenta il maggiore movimento di risveglio nella storia del cristianesimo: in poco più di un secolo dalla sua origine, ha raggiunto la cifra di oltre 600 milioni di fedeli, quasi un terzo degli oltre 2 miliardi di cristiani presenti nel mondo. In Italia, su 382.400 protestanti, 250.000, cioè il 65,4%, sono pentecostali. Non si tratta però di un movimento unitario, ma di una costellazione di migliaia di comunità indipendenti, alcune con milioni di membri, altre con poche centinaia, alcune aperte al dialogo ecumenico con i cattolici e con altri protestanti, alcune totalmente chiuse.

Dal punto di vista storico, il pentecostalismo nasce in ambito protestante. Alcuni studiosi lo considerano un “quarto” protestantesimo (un’etichetta che non piace però ai pentecostali) dopo quello storico, quello “di risveglio” battista e metodista, e quello “holiness”, che insiste sull’esperienza della “santificazione” come un “secondo tempo”, dopo la giustificazione grazie alla fede, del lavoro della grazia nel credente.

Possiamo identificare quattro radici remote e due prossime che spiegano la nascita e il rapido successo del pentecostalismo. Per quanto riguarda le radici remote, si tratta di quattro temi già presenti nel mondo “holiness” e nei risvegli protestanti ottocenteschi: l’idea che sia possibile ricevere un “battesimo dello Spirito Santo”, che introdurrà a uno stadio superiore dell’esperienza di fede; un rinnovato interesse per le guarigioni miracolose; il millenarismo, cioè l’idea che dopo avvenimenti apocalittici il mondo entrerà presto in un periodo di mille anni di pace, chiamato Millennio; e l’oralità, tipica di un cristianesimo popolare che si affida alla predicazione, al canto, alla danza, al corpo più che alla parola scritta e alla teologia.

Le due radici prossime sono invece l’avversione alle denominazioni, ritenute istituzioni burocratiche e morte che hanno soffocato lo Spirito, e l’interesse per il “dono delle lingue”, cioè la glossolalia, che pure si sviluppano nel corso dell’Ottocento tra i protestanti ben prima della nascita del pentecostalismo. La glossolalia è l’esperienza religiosa che consiste nell’emettere una serie di suoni o di parole che non corrispondono ad alcuna lingua conosciuta ma che sono percepiti come armoniosi e significativi. Benché entrambi i fenomeni siano definiti “parlare in lingue”, la glossolalia non va confusa con la xenoglossia, un fenomeno preternaturale che consiste nell’esprimersi correttamente in una delle lingue umane conosciute, che è però sconosciuta a chi comincia a parlarla.

La glossolalia si era manifestata in diverse comunità protestanti già prima del 1900, ma la data di nascita del pentecostalismo è solitamente identificata nella prima notte di Capodanno del nuovo secolo, fra il 31 dicembre 1900 e il 1° gennaio 1901, quando Agnes Ozman (1870-1937), una studentessa della Scuola Biblica Bethel di Topeka, nel Kansas, retta dal predicatore “holiness” Charles F. Parham (1873-1929), inizia a “parlare in lingue”. Si pensa inizialmente alla xenoglossia, immaginando che la donna stia parlando in cinese, ma si comprende poi che si tratta di glossolalia.

Charles F. Parham

Parham non è ricordato volentieri dai pentecostali per i suoi pregiudizi di tipo razzista, che tuttavia non gli impediscono di ammettere alcuni afroamericani alle sue lezioni bibliche. Uno di questi, il battista William J. Seymour (1870-1922), segue le lezioni di Parham a Houston, da cui apprende la dottrina secondo cui la glossolalia rappresenta la prova decisiva del fatto che il fedele ha in effetti ricevuto il “battesimo nello Spirito Santo”. Seymour predica in diverse città americane, finché arriva a Los Angeles, dove nel 1906 raccoglie i suoi fedeli in una cappella al numero 312 di Azusa Street. La stampa locale mette in ridicolo Seymour e la glossolalia con accenti razzisti, ma migliaia di persone da tutti gli Stati Uniti e dal Canada (alcuni perfino dall’Europa) prendono la strada di Azusa Street per vedere di persona che cosa succede. Molti, tornati nelle loro città di origine, vi fondano le prime comunità chiamate “pentecostali”.

William J. Seymour

Mentre Seymour predica ad Azusa Street, nel Galles, in modo indipendente dagli avvenimenti americani, una diversa forma di pentecostalismo nasce intorno ad Evan John Roberts (1875-1951), un minatore che aveva studiato in un seminario metodista. Ben presto cominciano interscambi e visite fra il Galles e gli Stati Uniti, ma le comunità nate dal risveglio gallese – dette “Chiese Apostoliche” – mantengono la memoria delle loro origini e caratteristiche specifiche.

Fin da subito, il movimento pentecostale – diffidente verso le denominazioni e che riunisce fedeli provenienti da Chiese protestanti molto diverse fra loro – non si presenta come unitario. Per quanto riguarda il pentecostalismo delle origini, detto anche pentecostalismo classico o prima ondata pentecostale, una mappa deve distinguere fra cinque filoni principali. In questa sede non trattiamo della seconda ondata (che comprende i movimenti carismatici che si manifestano all’interno delle Chiese storiche) né della terza, di origine recente e che presenta un rinnovato interesse nei miracoli e anche nella possibilità di conseguire la prosperità materiale grazie alla preghiera, concentrandoci sulla prima, la più ampia e più globalizzata.

I primi due filoni sono detti rispettivamente dagli studiosi “wesleyani” (dal nome di John Wesley, 1703-1791, il fondatore dei Metodisti) e “battisti”. Non si riconoscono necessariamente in queste etichette, le quali non indicano tanto una teologia quanto la provenienza dei primi predicatori e leader, che in qualche modo influenza le caratteristiche dei diversi gruppi. La più grande comunità del filone “wesleyano” è la Chiesa di Dio (Cleveland, Tennessee), con circa cinque milioni di membri nel mondo, attiva nel nostro Paese con il nome di Chiesa di Dio in Italia. Il filone “battista” è quello maggiormente presente in Italia, soprattutto tramite le Assemblee di Dio in Italia (ADI). È importante sottolineare che le ADI italiane non sono la “filiale” delle Assemblee di Dio come realtà internazionale – la più grande denominazione pentecostale, con circa settanta milioni di membri –, e che la loro radice specificamente italiana – derivante dalla formazione di comunità pentecostali indipendenti tra emigrati italiani in Nord e Sud America, alcuni dei quali poi tornano in Italia e vi portano la loro nuova fede – è storicamente prevalente rispetto al rapporto di “affiliazione” stabilito nel 1947 con le Assemblee di Dio degli Stati Uniti.

Salvatore Anastasio (1904-1984), una figura caratteristica delle ADI e un pioniere del pentecostalismo a Napoli

Sia in Italia sia su scala internazionale, non tutte le comunità “battiste” sono entrate nelle Assemblee di Dio, ed altre ne sono uscite successivamente, così che sono oggi presenti numerose Chiese e aggregazioni storicamente riconducibili allo stesso filone ma distinte dalle ADI, tra cui la Chiesa del Vangelo Quadrangolare, i gruppi molto conservatori detti “zaccardiani” (dal nome di Domenico Zaccardi, 1900-1978), le Congregazioni Cristiane Pentecostali, le Chiese della Valle del Sele e dell’Irno, e molte altre. Le ADI rappresentano comunque il più grande gruppo pentecostale italiano, con oltre centomila membri, e con una dialettica interna che fa sì che diverse comunità locali abbiano atteggiamenti diversi anche rispetto ai rapporti con i cattolici.

La Chiesa Alfa Omega dell’Assemblea Cristiana Evangelica a Roma, una comunità indipendente alle cui origini si situa il pastore Roberto Bracco (1915-1983), una figura storica del pentecostalismo italiano

Il terzo filone è quello “apostolico” che deriva direttamente dal risveglio del Galles e ha prodotto Chiese rette da “apostoli”. Non tutte le Chiese che hanno la parola “apostolica” nel nome sono pentecostali o collegate a questo filone, ma dal risveglio gallese vengono la Chiesa Apostolica in Italia (CAI, circa 10.000 membri), più conservatrice, e la Chiesa Apostolica Italiana, che si è staccata dalla CAI nel 1979 ed è più favorevole al dialogo ecumenico.

Il quarto e il quinto filone comprendono gruppi di matrice pentecostale ma con teologie e caratteristiche originali, tanto che sono spesso attaccati da altri pentecostali come “sette”, un’espressione che gli studiosi peraltro raccomandano di non usare in quanto imprecisa e più polemica che informativa. Il quinto filone è spesso definito “anti-trinitario” ma è più esatto chiamarlo modalista, in quanto battezza solo “nel nome di Gesù Cristo”, non “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, e insegna che il Padre e lo Spirito Santo non sono persone distinte ma “manifestazioni” o “modalità” di Gesù Cristo. Alcune denominazioni oneness contano milioni di seguaci come le Assemblee Pentecostali del Mondo e la Chiesa Unita Pentecostale Internazionale, quest’ultima la comunità modalista più presente in Italia (ma ce ne sono anche altre).

Il Greater Refuge Temple a New York, una delle chiese storiche del filone oneness.

Un sesto filone comprende le comunità pentecostali nate in America Latina, Asia e Africa, e presenti anche in Italia portate da immigrati e, più raramente, da missionari inviati dalle case madri. Alcune hanno assorbito il modalismo, altre sono influenzate da elementi della religiosità popolare locale. La Chiesa Universale del Regno di Dio (IURD), che si presenta in Italia sotto diversi nomi, tra cui Comunità Cristiana dello Spirito Santo, è una grande realtà brasiliana controversa in patria per le attività politiche del suo fondatore Edir Macedo e per il forte anticattolicesimo. In Italia affitta cinema, dove riunisce fedeli il cui numero sembra crescente.

Edir Macedo (a sinistra) con il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, in occasione della visita di quest’ultimo al Tempio di Salomone della IURD a San Paolo, nel 2019.

La comunità nigeriana Deeper Christian Life Ministry, fondata nel 1974 da un docente universitario di matematica a Lagos, conta oggi una quarantina di chiese in Italia e circa tremila fedeli. Ma esistono decine di comunità pentecostali nate nei Paesi in via di sviluppo che sono ora presenti anche in Italia, una cui mappatura completa è molto difficile. Si troveranno nell’enciclopedia delle religioni online del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, schede periodicamente aggiornate su oltre un centinaio di denominazioni e movimenti pentecostali presenti in Italia.