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ISLAM Percorsi di conoscenza

I cinque pilastri

Introduzione

La maggior parte dell’Arabia è arida e desertica. Nel Corano ci vengono indicati due tipi di territorio, quello desertico con grandi estensioni di dune sabbiose e ampie zone di steppa arida, visitate raramente dalle piogge stagionali e quello legato alle grandi oasi, con pozzi, sorgenti d’acqua naturale e ogni specie di frutti, tra cui primeggiano i datteri, le olive e l’uva.

In forme poco chiare, a causa della posizione periferica dell’Arabia, giunge l’eco delle religioni monoteiste in particolare del cristianesimo, vaghe le notizie giunte a Mecca su trinità, monachesimo, ascetismo, si conosce qualche più o meno leggendario racconto sulla vita di Gesù filtrato da fonti nestoriane, monofisite e gnostiche.

Le colonie ebraiche erano frequenti sia nello Yemen che nelle città oasi dell’Arabia occidentale: Yatrib costituiva un forte nucleo di clan ebraici.

Caratteristiche erano le credenze religiose relative agli oggetti ritenuti abitati da potenze divine come per esempio le “pietre”. Particolare venerazione era accordata alla “pietra nera” presso Mecca .

Il tempo della diffusione del paganesimo viene bollato nel Corano come l’epoca della Jahilia o dell’ignoranza dalla vera fede, il monoteismo, che è rivelato nel Corano.

Per diverse ragioni Mecca aveva un’importanza particolare e ogni anno, fin dai tempi più remoti, vi si svolgeva l'Hajj - il pellegrinaggio.

Dal punto di vista storico è importante che già prima della comparsa di Muhammad come Profeta, vi fu tra gli arabi un movimento di riforma monoteistico che si richiamava alla religione di Abramo. I suoi seguaci erano chiamati “hanìf” che equivale a coloro che cercano Dio, devoti di Dio.

Le fonti storiche

Quando parliamo della storia di Muhammad e dell’Islām delle origini ci troviamo subito di fronte al problema delle fonti storiche. Il testo rivelato del Corano non riporta notizie dettagliate della vita del Profeta, riferisce alcuni fatti storici senza darne però una precisa cronologia. Una delle più importanti opere storiografiche musulmane delle origini è la Sîrat Rasûl Allâh di Ibn Ishâq (85 H) nella revisione critica di Ibn Hišâm (135H). L’opera non è una biografia nel senso moderno del termine cioè non è uno studio storico critico, ma la sua importanza sta nel fatto di essere stata redatta non molto tempo dopo la morte del Profeta, avvenuta presumibilmente l’8 giugno del 632, e di riportare le fonti storiche della tradizione islamica unite a un folto materiale leggendario tramandato oralmente.

Come il Vangelo di Matteo inizia con la genealogia di Gesù così la Sīra è introdotta dalla genealogia di Muhammad che risale attraverso Ismaele ad Abramo chiamato con il nome onorifico di Khalīl Allāh “amico di Dio”.

Muhammad fece lunghi viaggi in carovana che lo portarono fino in Siria. Fu durante uno di questi viaggi che incontrò un certo Bahīrā, probabilmente un monaco eremita cristiano che avrebbe visto e riconosciuto in lui un segno tra le scapole che identificò per il “sigillo della profezia”. In Corano 33,40 Muhammad è definito “il messaggero di Dio e il sigillo della profezia”.

Dalle fonti sappiamo del matrimonio con Khadīğa, che riconobbe per prima la profezia di Muhammad e che cercò sempre di alleviarne le sofferenze quando veniva insultato e accusato di essere un bugiardo. Lo consolava, gli ridava forza e fiducia, cercava in tutti i modi di alleggerire le sue preoccupazioni e lo spronava a non preoccuparsi troppo della gente che gli era contraria.

Arkān al-Islām

I cinque pilastri dell'Islām - Arkān al-Islām

Sono i cinque principi fondamentali che regolano la vita cultuale del credente. Solo uno di essi, la šahāda, ha un contenuto teorico, nel senso che quanto vi si afferma è vincolante per poter appartenere alla comunità musulmana. Gli altri hanno carattere più pratico, se pure rappresentazioni esteriori di un atteggiamento interiore, costituiscono i cosiddetti 'diritti di Dio' esplicitamente espressi nel Corano e insegnati agli uomini dal Profeta.

Šahāda

Šahāda

La šahāda –Shahada (Attesto che non c’è altro dio all’infuori di Dio e che Muhammad è il suo inviato) è la testimonianza di fede, di importanza fondamentale per ogni credente. Con la prima parte di essa si attesta l'unicità di Dio (tawhīd), elemento sul quale si fonda tutto l'Islām e per il quale il peccato capitale è associare a Dio un 'compagno'. La parte finale fornisce l'esempio al quale il credente deve far riferimento: il Profeta Muhammad. La šahāda, proferita davanti a testimoni - ne sono necessari due - è l'unico atto richiesto per entrare nella 'casa' dell'Islām (dār al-Islām).

Un noto hadīt afferma:

“Le azioni valgono secondo le intenzioni e ogni uomo avrà secondo il suo intento. Chi emigra per Dio e il suo Messaggero sappia che la sua emigrazione vale come fatta per Dio e il suo Messaggero; mentre chi emigra per avere dei benefici materiali o per sposare una donna, sappia che la sua emigrazione vale per lo scopo per cui è emigrato”.

Ciò significa che gli uomini verranno giudicati secondo le loro intime intenzioni. Una professione di fede recitata senza intenzione (niya) è da ritenersi pertanto nulla. Questo pone il credente in rapporto diretto con Dio, escludendo la presenza di qualsiasi intermediario.

Zakāt

Zakāt

Il termine zakāt indica l'elemosina rituale, proviene da una radice che significa ‘essere puro’ a indicare come essa avesse in origine un significato non legalistico, ma puramente religioso. Afferma il Corano in 35, 29

Quelli che recitano il libro di Dio e compiono la preghiera e versano in segreto e in pubblico parte dei beni che abbiamo donato loro, possono sperare in un guadagno senza fine.

La Dimora Finale a chi elargisce i propri beni viene promessa nel Corano in più punti

Tranne coloro che pregano, costanti nella preghiera, i quali sanno che nelle loro ricchezze c’è una parte dovuta al mendicante e al misero e credono nel giorno della religione e temono il castigo del loro Signore (C 70, 22- 27).

e in (C 4, 8-9) come deve essere il comportamento dei fedeli nella spartizione dell’eredità quando ci sono degli orfani o dei deboli.

L'ammontare dell'elemosina rituale viene calcolato secondo regole ben precise in proporzione ai beni di proprietà del credente; come per tutte le altre pratiche l'Islām non pretende l'impossibile: essa infatti è dovuta solo da chi se la può permettere: “Ti chiederanno quanto devono donare in carità. Rispondi: donate il superfluo” (C 2, 219).

L'elemosina è destinata ai poveri, agli indigenti e a coloro che sono stati conquistati all'Islām.

Si tratta di una tassa che deve essere pagata una volta all’anno da tutti i musulmani adulti ed è fissata al due e mezzo per cento dei capitali superiori a un minimo denominato nisab.

Şawm Ramadān

Şawm Ramadān

Il mese di Ramadān (il nono del calendario lunare) è quello in cui venne rivelato il Corano al Profeta Muhammad: per ricordarlo ogni anno i musulmani praticano il digiuno (sawm, riposo). È importante sottolineare innanzitutto come il digiuno si riferisca non soltanto all'astinenza da cibo, bevande, rapporti sessuali, fumo dall'alba al tramonto, ma interessi anche un'astinenza 'morale': viene infatti consigliato di adottare un comportamento pacifico e positivo durante questo mese, nel quale il credente cercherà di avvicinarsi ancor di più all'Islām e di meditare sulla caducità della vita.

Come obbligo legale il digiuno riguarda ogni musulmano adulto che non sia impedito da malattia o stati particolari, quali la gravidanza per le donne. Per il musulmano il digiuno non rappresenta una sofferenza, ma un mese atteso con gioia ogni anno, all'avvicinarsi del quale fervono i preparativi e si ricerca la disposizione d'animo più adatta per viverlo al meglio. In questo periodo la vita si svolge prevalentemente nelle ore notturne, durante le quali il digiuno decade. In paesi musulmani come l’Egitto, l’interruzione del digiuno al calar del sole è occasione di celebrazioni, con tavole apparecchiate per le strade per i poveri e visite che si prolungano nel corso della notte. In genere anche prima dell’alba viene consumato un pasto. Questo mese è tradizionalmente anche occasione di riunioni familiari. Si frequenta spesso la moschea, dove gruppi di 'lettori' si alternano per recitare il Corano (si inizia il primo giorno di ramadān e la recitazione deve terminare l'ultimo giorno per ricordare la prima recitazione fatta dall'angelo Gabriele a Muhammad) e per ascoltare i commenti dei dotti. Anche se la scienza moderna riesce a stabilire con esattezza il sorgere della luna nuova (i musulmani seguono il calendario lunare), per stabilire l'inizio e il termine del mese è tradizione che si attenda l'annuncio dell'imām della moschea di Mecca.

“Nel nome di Dio, il Clemente, il Compassionevole Noi lo abbiamo rivelato nella Notte del Destino. Chissà cos'è la Notte del Destino? La Notte del Destino è più bella di mille mesi. Vi scendono gli angeli e lo Spirito, col permesso di Dio, a fissare ogni cosa. Ed è pace fino al mattino”. (C 97)

La ventisettesima notte del mese di Ramadān è chiamata 'notte del destino', perché si ritiene che in essa Dio decida ogni anno il destino degli uomini. In tale occasione la preghiera si protrae per tutta la notte e viene posta enfasi particolare alla recitazione coranica.

Şalāt

Şalāt

La preghiera rituale è indicata in arabo dal termine şalāt (chinarsi, prostrarsi è un rituale in cui la precisione dei movimenti è importante quanto l’esercizio spirituale che li accompagna). Essa si compone di diversi momenti e viene compiuta cinque volte al giorno.

Per quanto riguarda l'origine della preghiera rituale esistono fondamentalmente due leggende che ne spiegano l'istituzione: la prima riferisce che in un sol giorno l'angelo Gabriele apparve cinque volte al Profeta e tutte e cinque compì la preghiera, la seconda fa invece riferimento al mi‘rağ (viaggio notturno che il Profeta avrebbe compiuto a cavallo di un essere fantastico - burāq - e durante il quale avrebbe visitato i sette cieli).

L'accesso alla preghiera è consentito dopo aver praticato l'abluzione che consiste in una purificazione sia corporale che spirituale, nel senso che la disponibilità d'animo dev'essere consona all'atto che si va compiendo. A seconda del tipo di impurità - maggiore o minore - si dovrà eseguire l’abluzione maggiore, che consiste in un bagno completo o l’abluzione minore, che consiste in una serie di passaggi descritti nel testo sacro in Sūra 5 Le Donne v. 6:

O voi che credete, quando vi levate a pregare lavatevi il volto e le mani fino ai gomiti, e strofinate con la mano bagnata la testa e i piedi fino alle caviglie, e se siete in stato di impurità, purificatevi; e se siete malati o in viaggio, o se uscite dalla latrina o avete avuto rapporti con donne e non trovate acqua, usate allora buona sabbia e passatevela sul volto e sulle mani. Iddio non vuole imporvi alcunché di gravoso, bensì purificarvi e compiere su di voi la Sua grazia affinché voi siate a Lui riconoscenti.

Dopo aver espresso l'intenzione di compiere l’abluzione minore - ricordiamo che l'intenzione nell'Islām è fondamentale - il credente si lava il viso, le mani e gli avambracci fino ai gomiti, poi passa le mani bagnate sulla testa, si lava quindi i piedi e di nuovo le mani.

Generalmente la preghiera si svolge in moschea ma è possibile pregare ovunque basta che l'orante sia rivolto nella direzione di Mecca, segnalata nelle moschee da una nicchia. Il venerdì a mezzogiorno in moschea si svolge la preghiera comunitaria che raccoglie e raduna tutti i membri maschi della comunità, in genere uomini e donne sono separati, e le donne pregano dietro gli uomini in un’area della moschea nascosta alla vista. Durante questa preghiera del mezzogiorno ha luogo la hutba (predica) a opera dell'imām o di un personaggio di rilievo della comunità. Anche la preghiera volontaria personale è molto praticata.

Hağğ

Hağğ

Ogni musulmano adulto che ne abbia la possibilità è tenuto a compiere, una volta nella vita, il pellegrinaggio a Mecca. Il pellegrinaggio non ha bisogno di essere sperimentato più volte perché segna indelebilmente l’identità di chi lo effettua, chi torna dal pellegrinaggio porterà per tutta la vita il titolo di hağğ ed è proprio in questo momento che i musulmani riscoprono le basi storiche della loro unità, la realtà della Umma.

Meta del pellegrinaggio è la Ka‘ba, il cui nome deriva dalla sua forma cubica. Il santuario reca incastonata in uno spigolo la 'pietra nera', che i musulmani ritengono inviata ad Abramo da Dio. Le pareti sono coperte dalla kiswa - un panno nero preparato ogni anno in Egitto e offerto dai pellegrini egiziani, che viene tolto durante il periodo del pellegrinaggio e sostituito con un panno bianco.

Il pellegrinaggio inizia nella prima quindicina del mese del pellegrinaggio e prevede un percorso che tocca diversi punti importanti. Oltre al hağğ, dovere per il credente, è prevista la ‘umra o 'visita', da effettuarsi quante volte si desidera in periodi dell'anno diversi da quelli del pellegrinaggio maggiore. Il rituale da seguire è praticamente identico salvo alcune piccole variazioni.

Credits:

Creato con immagini di Konevi - "the pilgrim's guide kaaba mecca" • EmAji - "ramadan recite the quran" • Ahmedsaborty - "ramadan egypt lantern" • chidioc - "kid praying muslim" • Konevi - "kaaba mecca islam"